«Ecco, sto alla porta e busso...»
Immaginiamo una casa. La famiglia riunita, protetta dai pericoli esterni, cena e chiacchera allegramente. Cibo abbondante, visi soddisfatti per la rara opportunità di stare insieme. All’improvviso il rumoroso e vivace chiacchierio viene interrotto da una lieve bussata alla porta.
Quando Gesù afferma: «Ecco, sto alla porta e busso» nella Lettera alla Chiesa di Laudicea (Apocalisse 3:14-22), la letteralità della cena descritta sopra ci fa pensare al nostro locale di sicurezza, dove custodiamo i nostri affetti, le nostre convinzioni, i nostri valori.
Lettera di Gesù alla Chiesa di Laodicea
Questa è una delle stimolanti Lettere che Gesù offre alle sette Chiese dell’Asia, a coloro ai quali Egli indirizza l’Apocalisse, il libro della Rivelazione. Essendo una rivelazione, l’ultimo libro della Sacra Bibbia contiene importanti cognizioni al riguardo della nostra vita, del mondo in cui viviamo e dei destini che tracciamo per mezzo del buono o del cattivo uso del nostro libero arbitrio.
In questo modo se prima le sette Chiese dell’Asia erano letteralmente delle comunità geograficamente localizzate, oggi il senso di quest’espressione si estende a tutta l’umanità nelle sue differenti fasi di evoluzione etica, sociale, politica, filosofica, artistica, sportiva, scientifica ecc.
Alla fine, l’Amore del Cristo Ecumenico, il Divino Statista, comprende tutta l’umanità ― come ci insegna il Fratello Paiva Netto, presidente predicatore della Religione di Dio, del Cristo e dello Spirito Santo nella sua collana L’Apocalisse di Gesù per i Semplici di Cuore.
Anche per questo, essendo un messaggio dell’Amore di Gesù, il Libro delle Profezie Finali non può essere visto come un libro di terrore.
Insegna lo scrittore Paiva Netto, studioso da più di sei decenni delle Sacre Scritture e della vita Spirituale e umana:
«L’Apocalisse di Gesù non fu scritta per impaurire con gli oscuri sentieri del mistero, bensì per illuminare i cammini della nostra vita perché Apocalisse significa Rivelazione.»
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In questa Lettera alla Chiesa di Laodicea, Gesù, dopo essersi presentato come «il Testimone Fedele e Verace, il Principio della Creazione di Dio» (3:14), ci invita a fare una seria rivalutazione dello scopo della nostra esistenza.
Dobbiamo guardarci intorno da una nuova prospettiva, più interessante e reale che però, in genere, non siamo mai disposti a percepire. Essa è presentata in modo eloquente nel versetto 17:
«Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla; ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo.»
Per più che si sia circondati da tutto ciò che degnamente fu costruito con il nostro sforzo e che permette una certa qualità di vita (case, automobili e altri beni materiali), c’è un momento in cui la nostra Natura Divina — perché siamo Spirito — richiede la nostra attenzione.
E mentre ciò non accade o se non identifichiamo la ragione del vuoto, la ricerca incompresa di un qualcosa di più ci può far cadere alla mercé di un consumismo che di fatto non ci arreca nulla — nonostante il valore attribuitogli da parte della società, per esempio: status, potere, fama, tra gli altri.
Per cui ciò che fa Gesù nella Lettera alla Chiesa di Laodicea è proteggere i suoi discepoli dalla frustrazione segnalando il falso significato delle cose, per offrire ai suoi amati seguaci qualcosa di più grande, come nel versetto 18:
«Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco [di cognizione spirituale comprovata dall’esperienza]; vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità [con le attitudini in Lui ispirate coprire il nostro carattere, proteggendolo spiritualmente]; e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista [con la luminosità di Colui che ha “occhi fiammeggianti come fuoco” (Apocalisse 1:14), e cioè la chiaroveggenza capace di vedere le cose come sono veramente].»
E, a guisa di conforto, in questa chiesa di tanti ammonimenti dice ancora l’Amico Sincero:
«Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo; mostrati dunque zelante e ravvediti» (3:19).
Per capire meglio il ragionamento, citiamo un’altra riflessione dello scrittore Paiva Netto nel suo articolo Il Signore del Futuro:
«[...] È precisamente la Profezia che ci da conforto, perché consolare è anche ammonire e segnalare il pericolo che rischiamo se ci allontaniamo dal comportamento etico benedetto dal Creatore e intrinsicamente desiderato dalle sue creature, credenti o atee [...].»
E allora ecco che Gesù, nel momento più cruciale dell’apprendimento introduttorio alle profezie più gravi dell’Apocalisse come i Sigilli, le Trombette e i Flagelli, ci fa un invito fortificante, come a nutrirci affinché si percorra i capitoli seguenti dovutamente provvisti del senso maggiore dell’esistenza che Egli portò sulla Terra col suo Nuovo Comandamento:
«Amatevi come Io vi ho Amato. Soltanto così potrete essere riconosciuti come miei discepoli, se avrete lo stesso Amore gli uni per gli altri» (Santo Vangelo secondo Giovanni, 13:34 e 35).
E prosegue il Cristo nell’Apocalisse, 3:20:
«Ecco, sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, Io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.»
Commentando queste parole di Gesù, scrive il presidente-predicatore della Religione Divina nell’articolo Libertà desume temperanza:
«Gesù bussa alla porta. ApriamoGli affinché, con Lui, si possa usufruire del nutrimento e dell’acqua spirituali che ci basteranno per tutta l’Eternità. In questo modo mai più sentiremo la scarsità di ciò che ci rende forti, come dice il Vangelo secondo Giovanni, 6:35 e 51: “Io sono il Pane della Vita. Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai sete! [...] Io sono il Pane Vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” [...]
Osserviamo qui il profondo rispetto del Cristo verso il nostro diritto di scelta, perché Egli dice «ti consiglio» «busso alla porta». Perché la decisione appartiene a noi.
Siamo noi che possiamo aprire la nostra mente ai temi Divini studiando e vivendo il Santo Vangelo-Apocalisse dell’Amico Celestiale, e fortificare la nostra vita e i nostri rapporti con la ricchezza morale e spirituale che il Cristo ci offre bussando alla nostra porta.
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