Le sfide sono presenti in molti momenti della vita. A volte diventano così complesse che sembrano irrisolvibili. La Religione di Dio, di Cristo e dello Spirito Santo1 è del parere che anche nel peggiore dei casi niente è perduto, che il suicidio non sarà mai un’alternativa e che è necessario considerare la Vita come un dono eterno di Dio. Dopo tutto, chi non si è mai chiesto se la morte è davvero la fine? E se tu, arrivando "nell’aldilà", scoprissi che non era ancora la tua ora di morire?
Per coloro che difendono l'eliminazione del dolore con l'eliminazione della vita, il presidente predicatore della Religione dell'Amore Fraterno José de Paiva Netto avverte:
“Soccombono nell’errore coloro che cercano il suicidio, poiché la parca gli offuscherà gli occhi, che hanno perseguito l’oscurità, con più luce, ossia con più Vita, la quale esigerà da loro di mettere severamente in regola impegni presi tanto tempo prima. Prima e dopo la Vita, c'è Vita insieme alle incorruttibili Leggi che la reggono universalmente”, tratto dall’articolo L’Essere umano è stato creato per la Vita.
Le Leggi di Dio, Leggi d'Amore, danno all'individuo il diritto di organizzare per se stesso una programmazione di impegni e di situazioni attraverso i quali passerà finché vivrà sulla Terra. Questo si verifica ancor prima della nascita dello spirito. È l'opportunità elargita grazie al fenomeno della reincarnazione, affinché in una nuova esistenza quest’individuo possa riscattare le questioni mal risolte in passato, potendo assumere nuovi impegni o missioni per la sua crescita personale. Ed è a partire da quel momento che il suo tempo di vita viene determinato.
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"Il suicidio non risolve le angosce di nessuno"
Quando l'individuo riduce il suo tempo sulla Terra suicidandosi, infrange una delle Leggi più importanti, la Legge della Vita, causando così dolorose conseguenze al suo proprio spirito, dal momento che egli continuerà a vivere. Ed è proprio a questo rispetto l’affermazione dell’indimenticabile fondatore della Religione del Terzo Millennio, Alziro Zarur (1914-1979): "Il suicidio non risolve le angosce di nessuno".
Prendiamo come esempio una persona che era destinata a vivere fino all’età di 80 anni, ma che a 50 si suicida. Essa dovrà rendere conto dei 30 anni che non ha compiuto in questa vita. Durante questo periodo si sentirà come se fosse ancora viva, e subirà anche il male causato al suo corpo al momento della morte, visto che il processo salutare per lo spirito è lo slacciamento naturale dal corpo quando l'essere sente che la sua ora è giunta e che, pertanto, è preparato per non sentire più il peso e le necessità fisiche della materia tali come sentire fame o sete.
Inoltre, in questo tempo di riscatto, il suicida diventa prigioniero della propria sofferenza per il fatto di aver deciso di sfuggire al dolore senza averlo risolto, portandoselo appresso per molto tempo, fino a riuscire a raggiungere la comprensione della nuova realtà in cui è inserito, quella spirituale, potendo così riequilibrare le proprie forze ed energie.
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Nel libro psicografato dalla medium brasiliana Yvonne do Amaral Pereira, Memórias de um Suicida³ [Memorie di un Suicida], è possibile trovare descrizioni angosciate di sensazioni provate’“nell’aldilà” da spiriti suicidi. La narrazione è dello spirito Camilo Candido Botelho (pseudonimo) il quale, quando diventò cieco verso la fine del 19° secolo, dopo aver subito vari conflitti coniugali, familiari e la decandenza finanziaria, si suicidò a 65 anni di età, credendo che “la morte sarebbe la fine” della sua sofferenza. Ritrovandosi più vivo di prima si vide da solo, appena con se stesso e con i suoi drammi dolorosamente moltiplicati per più di 50 anni, in una maniera mai vissuta prima sulla terra.
Ecco come Camilo stesso narra le sue prime ore dopo il suicidio:
“Il linguaggio umano non ha ancora dovuto inventare vocaboli sufficientemente giusti e comprensibili per definire le impressioni assolutamente inconcepibili che hanno cominciato ad indirizzare l’ ‘io’ di un suicida nelle prime ore che si sono susseguite al disastro(...). Malgrado il panico cominci a dominare e a sentir paura, e si senta la terrorizzante profondità dell’errore contro il quale ci si è scontrati, ci si deprime nella sconcertante certezza di aver superato i limiti delle azioni permesse, scorgendo di essere avanzato troppo, oltre la delimitazione tracciata dalla Ragione!”, citazione dello scrittore Paiva Netto nel suo libro Linee Guida Spirituali della Religione di Dio, vol. III, pag. 157.
Questa triste scena purtroppo è dovuta alla scelta di ogni individuo che preferisce la morte a causa dell’ignoranza sulla Vita che esiste oltre tomba. Dobbiamo risvegliarci a rispetto di questa realtà, e aiutare anche coloro che sono vicini a noi. Anche lo spirito Camilo, nonostante il suo atto criminale, al momento opportuno ha ricevuto la Protezione Divina. E quest’ultima, a sua volta, si manifesta in tutti i campi della conoscenza umana consentendo ad ognuno, religioso o meno, di trovare la forza e la saggezza per risolvere i suoi conflitti.
Dobbiamo amare la Vita al di sopra delle grandi o piccole sofferenze che dobbiamo sopportare, secondo quanto sostiene la Religione dell'Amore Universale:
"L’essere umano deve compiacersi di esistere e di lottare infaticabilmente per la Vita. Vincere se stesso per poter conquistare per sempre la propria dignità spirituale, 'il tesoro che i ladri non rubano, che né tignola né ruggine consumano' (Vangelo di Gesù, secondo Matteo 6:19 e 20).
'Vincitore è colui che vince se stesso', difende André Luiz(Spirito). Dio che è Vita, per la Vita lo ha creato. Diceva Napoleone Bonaparte (1769-1821) che 'la miglior figura retorica è la ripetizione'.
È bene replicare questo ammonimento di Gesù: 'Dio non è un Dio dei morti ma dei viventi. Poiché non lo credete, voi siete in grande errore' (La Buona Novella del Cristo, secondo Marco 12:27).
Ed ecco perché, quando raggiunto dalla morte, non eredita dalla stessa l’oblio né l’ozio perenni, bensì ancor più Vita... Dio non ci ha creato per ucciderci", tratto dall’articolo L’Essere Umano è stato creato per la Vita.
La preghiera
E anche di fronte alle sfide possiamo sempre ricordarci dei buoni amici e dei familiari che abbiamo. Come Gesù, che ci ha insegnato a parlare con Dio per riconoscere le sofferenze alloggiate nella profondità dell'Anima. La preghiera è una delle forme più potenti per incontrare dentro se stessi la parte Divina che possediamo, è una conversazione sincera, senza una formula esatta, tra un Figlio ed il Padre.
Perciò Gesù ha detto infallibilmente :
"Tutto quello che domanderete nella preghiera, credete di riceverlo e vi sarà concesso da Dio, perché la Fede sposta montagne. Tutto è possibile per chi crede ". (Vangelo di Cristo secondo Marco 11:24 e 09:23, e secondo Matteo, 17:20).
E che la nostra preghiera si estenda anche a favore delle Anime di coloro che hanno lasciato questa vita in maniera così tragica. Il potere della Preghiera contribuirà al loro recupero e rafforzerà l'Amore e il Perdono dei parenti e amici che stanno proseguendo la loro giornata sulla Terra.
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1 Religione di Dio, del Cristo e dello Spirito Santo — Denominata anche Religione del Terzo Millennio e Religione dell’Amore Universale. Si tratta della Religione Ecumenica del Brasile e del mondo.